Ho scoperto solo da poco il blog "Invisibili" del Corriere (http://invisibili.corriere.it/), e sto cercando di recuperare il tempo perduto, dato che mi sembra che ne valga proprio la pena. Oggi, per esempio, hanno pubblicato un pezzo su un tema che mi sembra riduttivo definire delicato, ovvero l'amore e la sessualità in coppie con disabilità.
Cinque anni fa ho conosciuto l'associazione "Gli amici di Luca", che si occupa di persone con esiti di coma e cerebrolesioni acquisite, e la "Casa dei risvegli Luca de Nigris" di Bologna. Il primo impatto è stato forte, e non sarebbe potuto essere altrimenti: le domande su come approcciarsi a queste persone, la sensazione di camminare sulle uova. Ma molto in fretta mi sono lasciata andare all'istinto, rendendomi conto che la chiave era semplicemente cambiare il mio punto di vista: non vedere la malattia, la disabilità, ma la persona in sè. Alla fine, la cosa che mi ha lasciato di più il segno è stata proprio la capacità di quel luogo, e delle persone che ci lavorano, di non far risaltare i limiti delle persone, ma al contrario di cercare sempre una strada per evidenziare le potenzialità di ognuno. Mi sembra un po' lo spirito di questo articolo (http://invisibili.corriere.it/2012/03/14/se-la-coppia-e-diversa-l%E2%80%99amore-contrastato-fra-chi-e-disabile-e-chi-no/), anche se qui analizza un aspetto molto particolare -ma non per questo meno importante- del rapporto di coppia. Mi è capitato, avendo a che fare anche con ragazzi e ragazze giovani, o con coppie sposate da poco, di domandarmi, a volte immedesimandomi nella loro situazione, come sarebbe cambiato il loro rapporto con la sessualità, dal momento in cui una carrozzina si poteva mettere in mezzo. La risposta mi è arrivata poco tempo fa: una coppia che avevo conosciuto lì aspetta un bambino. E' stato proprio bello vedere che si può andare oltre, che le difficoltà si affrontano e si superano.
So molto bene che, per un lieto fine, purtroppo ce ne sono troppi non altrettanto fortunati, ma per oggi ho deciso che mi attacco al bello che c'è. E alla forza di certe persone, e di certe coppie, di non fermarsi alla disabilità ma di vedere nella diversità una ricchezza. Credo che abbia molta ragione Max Ulivieri, quando dice: "I nostri corpi sono un po’ come i quadri di Picasso. Non piacciono a tutti, per capirli bisogna avere occhi particolari". E quando li capisci, ti si apre un mondo.
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